Se ancora non hai sentito parlare di IPTV è probabile che tu l’abbia usata senza nemmeno saperlo. Ma bisogna stare attenti perché la truffa, e le multe, sono dietro l’angolo.

Cosa è la IPTV?

La sigla IPTV sta per Internet Protocol Television e sta ad indicare un sistema di messa in onda di segnali tv su reti informatiche e digitali basandosi sui protocolli TCP/IP, ovvero via Internet.
Le trasmissioni possono essere live, quindi in diretta, o on-demand, ovvero a richiesta, quindi registrati (film, programmi, serie tv…).
Per poter usufruire di un servizio IPTV è necessario fornirsi, ovviamente, di una linea internet e di un dispositivo idoneo, come uno smart tv, uno smartphone o un apposito decoder.

Seconda domanda: come funziona l’IPTV?
Oltre ad una buona connessione internet e ad un hardware adatto, è necessario anche reperire la lista delle varie IPTV: un file che al suo interno contiene tutti i riferimenti per raggiungere i canali.

Basta effettuare una semplice ricerca su Google o qualsiasi motore di ricerca per trovarne una, ma è proprio qui il momento in cui bisogna fare massima attenzione.
Infatti, proprio nel download della lista, si nasconde la possibilità di infrangere la legge: moltissimi sono i siti e i forum che, anche a fronte di un pagamento di un canone, promettono di fornire canali Sky, Netflix, Mediaset Premium e molto altro.
Altri siti, invece, permettono di scaricare solo ed unicamente le liste dei canali free to air, ovvero liberi di essere riprodotti tramite questo metodo.

Quindi è illegale?

Facciamo chiarezza: il sistema di trasmissione IPTV è assolutamente legale. Tuttavia nasconde dei lati decisamente “oscuri”.
Le liste a pagamento di cui abbiamo parlato prima e che permettono la visione di contenuti che vanno in onda su canali normalmente a pagamento è totalmente illegale.

Il reato che si commette, infatti, è quello di violazione dei diritti d’autore e, secondo una recente sentenza della Cassazione, lo commette non soltanto il gestore di questo sistema illegale, ma anche chi fruisce del servizio stesso.

Per questo tipo di reato la legge prevede una reclusione dai sei mesi ai tre anni e una sanzione dai 2.582 ai 25.822 Euro.